Boxettino Auto Storiche
Dopo una gestazione lunga un biennio (o forse più), e dopo ben due anticipazione da parte nostra
sulle varie “tendenze” di un Decreto che lentamente prendeva forma ma che sembrava non dover
vedere mai luce, ecco che finalmente il 19/03/2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale,
il Decreto denominato propriamente “Disciplina e procedure per l’iscrizione dei veicoli di
interesse storico e collezionistico nei registri, nonché per la loro riammissione in
circolazione e la revisione periodica”. Come al solito il nostro compito non è quello di
arricchire le già ingarbugliate ragnatele della burocrazia con altri concetti ancora più
difficili; al contrario, siamo qui per spiegare con le parole più semplici e comuni ciò che
spesso risulta incomprensibile a molti. Cerchiamo quindi di far luce sugli aspetti fondamentali
senza tralasciare, per motivi di spazio, la sintesi.
L'interesse di tutti cade sopratutto su due punti fondamentali; innanzi tutto individuare quando un
veicolo acquisisce i diritti per essere considerata auto storica. In secondo luogo il discorso
revisione. Potete stare tranquilli, rimangono i vent'anni di età come requisito minimo per poter
iscriversi ai Registri (contrariamente a quanto ventilato in precedenza quando si parlava di “alzare
l'asticella” ai trent'anni), mentre per i controlli periodici del veicolo siamo perfettamente in
linea con le revisioni delle auto normali: test ogni due anni presso qualsiasi officina autorizzata,
salvo per quelli costruiti prima del 1° gennaio 1960, di competenza esclusiva della Motorizzazione
Civile (ne vedremo delle belle).
Altro punto fondamentale: viene istituito il “Certificato di Rilevanza Storico Collezionistica”, che
sostituisce di fatto tutti gli Attestati di Storicità e le Dichiarazioni delle Caratteristiche
Tecniche fino ad ora emesse da Asi & C. Il nuovo documento avrà caratteristiche uguali per tutti i
Registri, e conterrà al suo interno alcune informazioni mai prese in considerazione prima d'oggi:
parliamo per esempio dell'indicazioni di parti del veicolo sostituite e non originali, oppure
dell'annotazione dell'elenco delle Officine che hanno effettuato i lavori di restauro o di rimessa
in circolazione dall'auto.
Proprio sulla riammissione alla circolazione dei veicoli radiati o cancellati d'ufficio, con questo
Decreto c'è stato un grandissimo passo in avanti che però lascia spazio ad alcuni spunti di
riflessione. La nuova normativa infatti permette di poter reintrodurre nel parco circolante, non
solo i veicoli radiati per alcune tipologie specifiche e già considerati nel precedente ordinamento
(come per esempio le radiazioni d'ufficio avvenute negli anni passati per mancato pagamento del
bollo auto), ma la legge abbraccia ormai ogni casistica, permettendo di reimmatricolare anche mezzi
radiati su area privata, o demoliti successivamente alla Legge Ronchi che obbligava di fatto i
Demolitori autorizzati a distruggere il veicolo rendendosi responsabili civilmente e penalmente
dell'adempimento.
Se quindi da una parte lo Stato facilita il cittadino, dall'altra lo incoraggia a sfruttare le
contraddizioni della legge stessa, ponendo degli obblighi che poi lui stesso accetta che vengano
aggirati. Benvenuti in Italia.